Accade alla Torre

“Spugna, ci dai una mano”

Andrea ha 21 anni ma non li dimostra. Anzi, sembra esserci sempre stato alla Torre del Saracino, anche se quando il ristorante ha aperto lui non era ancora nato. Ha il sorriso largo come le sue spalle, la maturità di chi ha compiuto una scelta ed il coraggio di chi l’ha portata avanti.

Nasce e cresce a Vico Equense, precisamente a Moiano, e per il lavoro in sala mostra una predisposizione fin da piccolo. “Ci dai una mano”, gli chiedono gli amici in un ristorante e lui, ragazzino, si diletta a servire ai tavoli. La scuola alberghiera di Vico è un approdo naturale, la sala invece una scelta convinta. “Ho una predilezione spiccata per l’accoglienza, per quei piccoli gesti che fanno la differenza in questo lavoro. Per carità, la cucina mi piace e mi piace raccontarla ai nostri ospiti, ma la sala è una “vocazione” cui non ho saputo resistere”.

Così, ha insistito – dopo alcune esperienze fuori Campania – per restare a casa e coronare un sogno chiamato Torre del Saracino. “Sto cercando di apprendere il più possibile, di assorbire come una spugna i mille insegnamenti che mi vengono rivolti sin dal primo giorno”. Già, il primo giorno…Andrea è venuto alla Torre a chiedere lavoro, lo ha trovato. Semplice, non banale. “Sento responsabilità e pressione per la fortuna che ho avuto e quindi sono spinto a dare sempre il meglio”.

Gennaro Esposito lo osserva, lo tiene d’occhio: “La sala è il biglietto da visita del ristorante, si lavora in sinergia con la cucina per soddisfare le aspettative, giustamente elevate, dei nostri ospiti”. Arrivano da tutto il mondo alla Torre del Saracino, Andrea li accoglie con il suo sorriso e con un inglese “fluent”. “Parlano di tutto, di Vico Equense, del nostro territorio, delle prodezze di Gennaro e di vino. Gianni, il nostro sommelier, è un “mostro”, io spero di sostenere presto l’ultimo esame per seguirne in parte le orme”.

Andrea ha appena iniziato a camminare.

 

 

 

 

 

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